IO NON RISCHIO… E TU?

Anche quest’anno, nella cornice di Largo Sant’Agostino, siamo stati impegnati in IO NON RISCHIO, appuntamento autunnale ormai familiare per il nostro Gruppo.

Come sappiamo, IO NON RISCHIO è quella manifestazione che il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile organizza ogni anno, in centinaia di piazza del nostro Paese, per avvicinare sempre di più la nostra gente alla cultura dell’autoprotezione, attraverso la conoscenza dei rischi presenti nei vari territori e delle “buone pratiche” (alla portata di ciascuno di noi) per prevenirne e/o mitigarne le conseguenze negative.
Dunque un appuntamento importante, al quale partecipiamo convintamente, che assorbe molte nostre risorse ed energie, sia nella fase progettuale/preparatoria, che in quella più squisitamente operativa che si sviluppa su una “piazza reale” (appunto Largo Sant’Agostino) e su una “piazza virtuale” attraverso collegamenti, spot, brevi video, postati sui vari social.
Appuntamento che viviamo con un misto di determinazione e apprensione, per gli imprevisti che possono sempre verificarsi all’ultimo momento, vanificando o condizionando negativamente il lavoro di mesi: imprevisti che anche quest’anno, non sono mancati!
A partire dal vistoso ritardo con il quale ci sono stati consegnati i 3 totem della “linea del tempo” relativa alle alluvioni, per passare alle 22 auto che, malgrado i cartelli di divieto di sosta, erano ancora presenti nella piazza, al nostro arrivo la domenica mattina.
Malgrado questi “inconvenienti”, la giornata si è svolta con modalità ormai consolidate.

Le “linee del tempo” su terremoti ed alluvioni, rivedute ed arricchite nei contenuti, da una più accurata ricerca d’archivio, e nella forma, da una grafica più moderna ed accattivante, si configurano sempre di più come una bella pagina di “storia locale” raccontando eventi che, a giudicare dall’interesse suscitato, sono ancora poco conosciuti al grande pubblico.

L’approccio con la popolazione, ha confermato che i target più disponibili al confronto, continuano ad essere gli over 50 (sia singoli che in coppia) e le giovani coppie con figli, mentre nelle altre fasce di età ed in particolare coi giovani, si fa molta fatica: sarà dunque necessario un ulteriore lavoro di affinamento comunicativo, da parte dei comunicatori.
Ma ha rilevato anche un’altra cosa che mi sembra, forse, più importante.
Molte delle persone con cui ho dialogato, si sono rivelate ben preparate sui temi delle “buone pratiche” dell’autoprotezione e, cosa non secondaria, hanno detto di provenire da altre città (Savona, Vicenza, Bergamo e Napoli) per motivi turistici o di visita a familiari e amici.
L’ho interpretata come una piccola, ma credo significativa conferma che “il verbo” che cerchiamo di seminare qui a Modena attraverso queste giornate, sta già attecchendo anche in tante altre parti del nostro Paese, a riprova della bontà ed utilità di questo lavoro.

Anche quest’anno si è riproposta la ormai consueta e gradita, collaborazione con la CRI e la Croce Blu, sia nella fase preparatoria che in piazza.
È sempre molto importante che tre realtà cosi presenti sul territorio cittadino, utilizzino da tempo, tutte le occasioni possibili per collaborare insieme: collaborazione che non è mai scontata, ma sempre frutto di una scelta e di un percorso nel quale la conoscenza personale aiuta certamente a realizzare un coordinamento operativo più stringente che, soprattutto in piazza, dovrà svilupparsi in una sempre maggiore condivisione ed interscambiabilità nei ruoli.

Ed infine, un’ultima considerazione sulla “piazza” come tale.
La piazza è il luogo sul quale, come gruppo, svolgiamo tutte quelle attività che possiamo riassumere nel termine “non emergenziali”: un luogo dunque, accogliente, conosciuto e familiare, dove si realizza un importante momento di incontro con le persone e le loro storie. Ma è anche il luogo dell’imprevisto, della “cosa” che può accadere all’ultimo momento, mettendo in crisi, in un attimo, anche la pianificazione più elaborata.
Da questa ambivalenza derivano, a mio parere, due più generali e conclusive considerazioni.
Il momento dello “imprevisto” (come le 22 auto ancora presenti in piazza) va sempre vissuto lasciando che sia soltanto chi, in quel momento, svolge la funzione di coordinatore, a prendere le necessarie decisioni; a tutti gli altri spetta il compito dell’ascolto e della messa in opera, al meglio, della soluzione individuata, fornendo sempre quel supplemento di collaborazione in più che la situazione richiede.
Anche i momenti di distensione e leggerezza (come fare le foto o mangiare un boccone) che inevitabilmente possono e devono essere presenti in giornate lunghe ed impegnative, vanno contestualizzati e vissuti, con quel minimo di sobrietà e attenzione, che la nostra immagine pubblica e la “mission” per la quale siamo in piazza, richiedono.

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