Data: 24/03/2022
Autore: Daniele Montorsi
Il nostro incontro di mercoledì 23 marzo ha visto, graditi ospiti, gli ingegneri Massimo Valente e Stefano Parodi, entrambi in servizio presso l'Ufficio di Modena dell'AIPo.
Occasione importante per conoscere più a fondo questa Agenzia Interregionale per il fiume Po, i cui operatori (con le loro inconfondibili Panda bianche) tante volte abbiamo incrociato sugli argini, sia in occasione dei nostri abituali monitoraggi che nelle tante emergenze idrauliche degli ultimi anni.
L' AIPo è l'ente che cura la sicurezza idraulica dell'intero bacino del Po: parliamo di un'area di 74.000 km quadrati, attraversata da 4.500 km di corsi d'acqua con quasi 3.600 km di arginature, nella quale vivono quasi 20 milioni di persone e che produce il 40% del PIL italiano.
Dunque un territorio immenso e delicato nel quale l'AIPo svolge varie attività.
Progettazione, realizzazione e manutenzione delle opere idrauliche unitamente a compiti di polizia idraulica per la protezione dei manufatti.
È inoltre dotata di un servizio di previsione e monitoraggio delle piene nonché' di gestione delle emergenze.
Infine, e solo da pochi anni, ha inglobato altre competenze relative alle infrastrutture per la navigazione interna (il Po è un'importante via di comunicazione) e per la cosiddetta "mobilità dolce" in quanto gli argini spesso ospitano piste ciclabili.
Anche nel comune di Modena la presenza e il lavoro di AIPo sono molto importanti perché i fiumi Secchia e Panaro, unitamente a vari torrenti come il Tiepido e il Grizzana che insieme ad una consistente rete di canali formano il "reticolo minore", registrano oltre 250 km di arginature che devono essere continuamente controllate, manutentate, adeguate nella loro altezza, agli accresciuti flussi idrici causati anche dai cambiamenti climatici.
A queste arginature poi, si affiancano due opere imponenti di cui dobbiamo andare giustamente orgogliosi: le casse di espansione del Secchia e del Panaro, le prime di questo genere realizzate in Europa.
Per semplificare, una cassa di espansione si può definire come un grande invaso che, opportunamente circondato da adeguate arginature e sbarrato a valle da un manufatto sfioratore, accoglie l'acqua quando, a seguito di una piena, diventa eccessiva per la portata del fiume e dunque pericolosa. Da questo invaso l'acqua viene rilasciata un po' alla volta con manovre idrauliche di apertura e chiusura di paratie mobili: in questo modo si hanno piene più lunghe nel tempo, ma con una massa di acqua inferiore e dunque meno pericolosa.
Per quanto riguarda la Cassa di Espansione di Panaro, sono stati illustrati con grande chiarezza e puntualità i lavori effettuati negli ultimi anni e quelli previsti per adeguarsi alle sempre più stringenti normative, ed è stato evidenziato come la Cassa sia già oggi perfettamente funzionante ed utilizzabile allo scopo.
Per la Cassa di Espansione del Secchia invece, AIPo ha previsto tutta una serie di lavori che dovranno essere ultimati nel 2027, volti allo scavo e alla pulizia del fondo, con l'asporto dei tanti detriti depositati negli anni, all'innalzamento delle arginature e alla costruzione e ampliamento di un nuovo manufatto con il montaggio delle paratie mobili ora mancanti.
Le casse di espansione, nate dalla consapevolezza di non poter alzare gli argini a dismisura, sono proprio il frutto di questo sforzo di conciliazione di differenti "ragioni" che non dovrebbero mai divergere nella vita di noi uomini, perche' come ci ricorda il Mahatma Gandhi "la vita non e' aspettare che passi la tempesta, ma imparare a danzare sotto la pioggia"