Un esempio di grande altruismo

Data: 14/01/2013

Autore: Elena Muzzioli 

Tra i volontari di Marzaglia, ce ne sono alcuni che l’esperienza del terremoto l’hanno “vissuta da dentro”, perché residenti nei comuni più colpiti come ad esempio Mario Ferrari, volontario dal 2005, che vive a Concordia con la famiglia e che ha vissuto sulla sua pelle tutti gli effetti del sisma.

Mario, come hai vissuto i momenti successivi alle scosse e quando ti sei reso conto della gravità dell’evento?

In realtà non ci si rende conto di quello che sta succedendo: dal 20 maggio è stato un susseguirsi di scosse, ma solo dopo quelle del 29 abbiamo capito che avremmo dovuto pensare alla nostra sicurezza per mesi a venire. Prima abbiamo pensato alla nostra vita, la casa veniva in un secondo momento.

Pensi che l’esperienza che hai maturato in questi anni come volontario ti sia servita?

Assolutamente sì, è stata fondamentale sia nel controllare le emozioni che per reagire in modo costruttivo: sapere cosa fare e dare sicurezza o insegnarla anche in minima parte a famigliari e vicini era un modo per riprenderci le nostre vite e cominciare ad andare avanti per ricostruire.

Tu hai fatto tantissime ore di servizio presso i campi a partire dal 20 maggio: cosa ti ha spinto a tornare operativo come volontario?

Le ore che ho dedicato ai vari campi saranno sempre poche dal mio punto di vista. Ho dovuto mediare tra famiglia, volontariato e lavoro ma ci sono altri volontari che ammiro perché hanno dedicato veramente mesi di impegno alle persone colpite. Da cittadino dovevo seguire il mio istinto che mi diceva che la sola cosa da fare era aiutare chi aveva più bisogno.

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